lunedì 25 febbraio 2013

Chiacchiere (pre) post elettorali


Stasera avremo un nuovo Parlamento. Che ci porterà ad avere un nuovo Governo. Che quindi verrà presieduto da un nuovo Presidente del Consiglio. Dico “nuovo” anche se un paio già li sono stati, uno è uscente e l’altro è venuto un secondo prima. Poi ci stanno le incognite, le domande che ora si fanno e che forse non troveranno mai risposta (“Se vince il Movimento, chi sarà Premier?”), ed altre che è meglio non fare per non sapere la soluzione che di sicuro non ci piacerà.
E’ quasi finita. O è solo la prima fase. Si vedrà.
Da domani comunque ci sveglieremo diversamente. Sotto un nuovo governo che penserà al nostro bene. Scusatemi, ho una pagliuzza nell’occhio, tendo sempre a commuovermi quando penso a queste cose puramente utopistiche.
Gli scenari quali sono? Li avete letti sui siti d’informazione? Robe turche, eh? Chi si allea di qua, chi va’ di là, chi se ne fotte di come abbiamo votato, chi punta solo su chi ha votato per lui, trattando male tutti gli altri e così via. Se per voi già i primi giorni di dopo-elezioni saranno tremendi, andate via. Ci aspettano “cinque anni” di problemi vari.
Ho messo tra virgolette la durata perché è ovvio che nessuno durerà cinque anni.
Magari due anni, sei mesi ed un giorno. Così, casualmente.
Ma massimo eh!

Poi ci può capitare di culo stavolta. Sale qualcuno che se ne fotte dei suoi problemi personali e ci traghetta verso la salvezza. L’Italia che diventa la prima potenza economica del Mondo. Ed i venusiani ci eleggono a loro signori e padroni. Non ce l’ho fatta a rimanere serio a lungo: ne avevo sparata una divertente, dovevo per forza aumentare il tiro.

Ma mettiamo caso che succede. Che veramente sale o risale qualcuno che pensa a migliorare ‘sto Paese. Sinceramente: c’è la possibilità che ci riesca?

Ognuno si dia la risposta.

E’ “Sì”?

-) Allora credi alla favole. O al Presidenzialismo. Ammiri Obama e le sue promesse che, almeno in buona parte, le mantiene. Speri che un giorno il tuo Presidente salga al potere inneggiando alla pace nel mondo, al ritiro immediato di truppe italiane all’estero (d’altronde dovremmo ripudiare la guerra), al riconoscimento di diritti civili ai matrimoni omosessuali e alle coppie di fatto e così via.

-)Ma puoi pensare anche totalmente il contrario. Speri che salga al governo uno che mantiene le sue promesse inneggiando alla guerra nel mondo, perché espandersi è un dovere verso la nazione, all’aumento delle truppe italiane all’estero (perché le missioni di pace servono veramente), al non riconoscimento dei diritti civili agli invertiti e la progressiva eliminazione dell’aborto. Perché la vita è sacra. Per questo finanziamo guerre.

-) E puoi essere un elemento rivoluzionario. Che auspica dell’entrata al potere di un gruppo che sovverta tutta l’idea di politica avuta finora. Qualcuno che smantelli il vecchio per passare al nuovo, all’innovativo. Qualcuno che elimini il marcio per far brillare il bello. Qualcuno che “quando c’era lui” o “addà venì”, insomma. Qualcuno. Ma quel “qualcuno” è stato mandato da te. Perché tu gli hai dato pieni poteri, con il tuo consenso. E’ lui che la pensa come te, e non tu che la pensi come lui. Qualunque cosa questo significhi.

E’ “No”?

-) Allora sei realista. O forse disinnamorato della politica. E sai che chiunque vinca la tua vita non cambierà mai. Se pure ti tolgono una tassa, o ti danno un bonus o si prendono tua suocera e le concedono due anni GRATIS di cure termali, sai che alla fin fine la tassa tornerà, il bonus se lo prenderanno in qualche altro modo e la suocera verrà a casa ogni fine settimana perché ormai la sua l’ha data in affitto per quei due anni. Sei deluso. E mediti di scappare. Perché qui non c’è niente, perché qui non c’è futuro, perché non è qui che vuoi costruirlo quel futuro. Ci hanno abituato a pensare in larga scala. Trovi un lavoro e la prima domanda che ti fanno i parenti è: “Vuoi fare quello tutta la vita?”. Sempre con quella smorfia di delusione negli occhi e sul viso. La risposta è “Vedremo”. Sempre futuro. Anche se non lo sai continui a guardare avanti, alla casa, ai figli, alla coppia, ai diritti, alla pensione.
No. Quello è un tasto doloroso, meglio non pensarci.

-) C’è anche la possibilità che tu sia un tremendo indeciso. Ed abbia disperso il voto per vedere come se la cavava tutto il resto della popolazione. Magari hai fatto bene e salirai sul carro o hai fatto male e farai lo stesso. Chi lo sa.

-) Di par punto potresti aver disperso il voto perché un timido partitino, che magari raggiungerà solo cento voti in tutta Italia, è quello che ti rispecchia veramente. Non è male ciò. Il “voto utile” lasciamolo agli altri. Tu speri che un giorno quel gruppo di persone riesca a cambiare il Paese in cui vivi. E la speranza non può togliertela nessuno. Si spera.

Non ci sei andato? Mi verrebbe da dirti che hai fatto male, malissimo. Ma chi sono io per poter giudicare il tuo rapporto con la democrazia? Magari è proprio il sottoscritto che sbaglia che non ne ha mai mancata una da quando ne ha la possibilità. Un giorno, magari sulla settantina d’anni, forse potrò capire chi dei due ha fallito.

Speri nell’anarchia? In questo Paese? Amico mio, il tuo ideale può essere forte quanto vuoi ma questo luogo in cui vivi è abituato a genuflettersi. Non può alzare la testa e dire “mi autogestisco”. Non ne siamo capaci! Puoi farmi tutti gli esempi che vuoi di sincero entusiasmo, ma in contrapposizione ad ogni evento positivo ce ne sarebbero almeno venti negativi. La matematica vince sempre. In democrazia, in dittatura, in giustizia, la matematica è sempre la sola ed unica vincitrice. La forza dei numeri, che siano i voti di un popolo, o un gruppo di cittadini in rivolta che marcia sulle strade della Capitale, o i tantissimi zeri capitanati da un uno di un conto corrente di un miliardario, sappi che la matematica è sempre quella che vince.

E noi possiamo valere zero e uno. Dipende da come ti sentivi ieri. Da come ti senti oggi. Da come ti sei sentito quando hai messo la x nel seggio, o la fetta di salame nella scheda. Ma soprattutto da come ti sentirai stasera.

“Vota (tizio) alla Camera e (caio) al Senato. Votiamo per l’ingovernabilità! Così tra sei mesi andiamo di nuovo a votare!”
“E perché votare di nuovo?”
“Perché in questi sei mesi potrebbe uscire qualcuno buono”.

(Discorso da Punto Snai. Non so se c’è più speranza o illogicità in questo pensiero profondo)

A domani. E che Dio, Buddha, Allah, Jahvè, Geova e il Prodigioso Spaghetto Volante ce la mandino buona.

O magari l’intelligenza della gente. Ma credo non esista al pari di tutti gli altri Dei di cui sopra.

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